28 Aprile 2024

Eccellenza – Panico: «Sono l’erede di Carraturo, in Molise non vedo possibili successori»

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NICOLA PANICO

Panico poker contro l’Aurora Ururi

Bomber prolifico a 40 anni con 509 gol in carriera. Difficile per chi ha la metà dei suoi anni eguagliare il record

PIETRAMELARA. Quarant’anni e non sentirli. Nicola Panico continua a segnare. La stagione è appena cominciata e di gol lui ne ha già messi a segno tre in campionato e due in Coppa Italia per un totale di 509 gol in carriera. Dopo la parentesi con la Frattese è tornato a indossare la maglia dell’Aurora Alto Casertano, club con il quale aveva già militato alcune stagioni fa. «E’ la squadra in cui mi sono trovato meglio-dichiara il bomber-perché non avevo l’assillo di vincere obbligatoriamente. Giocavo con spensieratezza, anche se la squadra dove ho fatto meglio resta l’Isernia. Due anni fa , 67 gol tra campionato e Coppa, un vero record e siglai anche una doppietta nella semifinale di ritorno dei playoff nazionali contro l’Akragas».

Come si prospetta secondo lei questo campionato di Eccellenza molisana?

«Sarà una competizione tra tre o quattro squadre, tra cui Isernia, Alto Casertano, Real Guglionesi e Venafro. Penso comunque che il club biancoceleste sia favorito perché è il più blasonato, è quello che spende di più e non può arrivare sempre secondo. Lo è stato per tre stagioni consecutive».

Come giudica il fatto che la rosa biancoceleste sia stata quasi completamente smantellata e che sia stato sostituito anche l’allenatore?

«Per me è inspiegabile cambiare un allenatore che, nella scorsa stagione, ha vinto la Coppa Italia. Quest’anno aveva perso solo due partite ed era arrivato per due anni consecutivi ai playoff nazionali. Purtroppo i meriti soprattutto nei dilettanti non esistono. Va avanti l’amico dell’amico, chi dà una mano alla società. Questo è il calcio dilettantistico, ancora più strano di quello professionistico».

I suoi detrattori dicono che se lei non avesse giocato in Eccellenza molisana, non avrebbe segnato lo stesso numero di gol…

«E’ la verità. Purtroppo, negli ultimi anni, hanno fatto iscrivere squadre che nemmeno si allenavano durante la settimana con l’unico scopo di completare l’organico e che incassavano una media di 15 gol a partita. Si tratta di formazioni che danno dieci gol in più a tutti gli attaccanti. Ma quest’anno non sarà così, il capocannoniere arriverà massimo a 40 gol proprio perché manca questo tipo di squadre».

A luglio ha compiuto 40 anni, facciamo un bilancio della sua vita sia come uomo che come calciatore.

«Esiste un prima e un dopo. Prima che diventassi padre dei miei due bambini, era tutto diverso. Vivevo per il calcio. Ora invece non riesco nemmeno a dormire la notte perché mi svegliano. Se non avessi figli, continuerei a giocare a calcio fino a 45 anni visto quello che c’è in giro. Ma è difficile conciliare le due cose. Non è una questione di età che è solo un numero. Non ho mai subito un infortunio muscolare, mentre alcuni miei colleghi più giovani non riescono a fare più di trenta partite».

In Molise c’è qualcuno che potrebbe essere il suo erede?

«Io sono l’erede di Carraturo. Mi rivedo nella carriera che ha fatto lui in Molise, ma non vedo altri successori. Credo che non ci sia qualcuno che possa vincere tutti i campionati che ho vinto io, le coppe e segnare tanti gol. Forse Daniele Napoletano, ma per la carriera che ha fatto si è un po’ allontanato dalla categoria».

Come vede il suo futuro?

«Voglio continuare a giocare, poi magari tenterei la carriera di allenatore per un paio di anni. Se le cose dovessero andare male, mi aprirei un’attività e cercherai di godermi la famiglia».

In passato ha fatto molto parlare di sé, soprattutto fuori dal campo, tanto che qualcuno è arrivato a definirla calciatore personaggio. Di tutto ciò che appartiene al suo passato c’è qualcosa che non rifarebbe? Partecipare ad esempio a trasmissioni come Uomini e Donne e Temptation Island?

«Lo rifarei perché dopo tutto quel gran casino ho incontrato mia moglie. Se le cose non fossero andate in un certo modo non mi sarei realizzato nella vita privata. Anche se quel mondo non mi rappresenta. È successo tutto per caso. Fa parte del passato e non mi appartiene. Quello che conta è il prato verde che mi ha sempre dato ragione».

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