L’Evento. Quaresima 2021, tempo per rinnovare la fede, la speranza e la carità
3 min readMessaggio dell’Ispettore Cappellani Carceri D’Italia, don Raffaele Grimaldi, ai Cappellani, diaconi, religiose, religiosi e volontari in servizio presso gli Istituti Penitenziari della Nazione.
Il messaggio quaresimale, come invito a rinnovarsi attraverso le tre virtù teologali di fede speranza e carità, mette in luce l’approccio verso i detenuti che deve essere con un rinnovato atteggiamento di amore e di tenerezza, la stessa tenerezza cristiana di cui parla spesso papa Francesco. La carezza cristiana che, pur conoscendo il dolore, diviene carità e mano di conforto e Misericordia per uomini e donne reclusi tra le mura di un carcere, ma non nelle mura dell’umanità capace di lenire le ferite. Fragile e incerto è il loro cuore come fragile e incerto è il tempo che stiamo vivendo, ma come ha indicato don Grimaldi con Fede rinnovata tra le mani: “pronti sempre a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi” (1Pt.3,15). «Nei buchi più dolorosi della vita – come ha indicato oggi il Pontefice – Dio ci aspetta con la sua misericordia infinita. Perché lì, dove siamo più vulnerabili, dove ci vergogniamo di più, Lui ci è venuto incontro”.
«Carissimi Cappellani, diaconi, religiose, religiosi e volontari tutti,
la quaresima che vivremo quest’anno sarà certamente diversa dalle altre. La pandemia ha messo a tacere e ha rallentato un mondo in corsa, riducendo anche, con grande sofferenza, le nostre vive attività pastorali nelle nostre carceri.
Ma noi tutti vogliamo vivere questo tempo di grazia, come dono e opportunità che ci permetterà di “incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa”.
La quaresima è tempo di digiuno, per porre maggiore attenzione al necessario. Il digiuno non solo però dalle cose materiali, ma in questo tempo difficile, anche con i nostri consolidati rapporti umani.
Questo tempo, contagiato da tante paure, ha minato le nostre sicurezze, ma noi non possiamo reprimere l’orizzonte della speranza che ci viene dal Cristo, il Vivente e il Risorto; è Lui che “fa nuove tutte le cose” (Ap21-1-6), il nostro compito è solo prenderci cura dell’altro per rendere migliori noi stessi e migliorare il mondo che ci circonda. Papa Francesco nel suo messaggio ci invita a rinnovare e a fortificare i pilastri del nostro essere credenti.
La fede, per aprire e accogliere nel nostro cuore la verità del Vangelo, una fede che con la vostra attività pastorale, aiuterà i molti ristretti a superare e ad affrontare la sofferenza e la solitudine.
“La speranza che ci consente di continuare il nostro cammino”, una speranza che mai deve crollare; essa ci parla di misericordia e di fiducia e che noi tutti che siamo chiamati a infondere in tanti uomini e donne rinchiusi nei luoghi del dolore.
In questo tempo, “fragile e incerto” dobbiamo provocare e sostenere, soprattutto noi uomini di fede, un mondo che sta perdendo la speranza e con Pietro dobbiamo essere: “pronti sempre a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi” (1Pt.3,15).
“La Carità è la più alta espressione della nostra fede e della nostra speranza”. La carità non deve solo accontentarsi dell’emergenza, ma nel rallegrarsi di vedere crescere l’altro”. “La carità – come afferma Papa Francesco- è lo slancio del cuore che ci fa uscire da noi stessi”.
Nelle carceri, l’uomo angosciato che incrociamo ogni giorno, ha bisogno di incontrare l’amore, ha bisogno di sentirsi accolto dalla tenerezza e non essere giudicato per i suoi errori. Nel cuore dei ristretti infondiamo la certezza che Dio li ama, il loro dolore non è nascosto ai suoi occhi paterni.
La Quaresima che ci apprestiamo a vivere, con l’imposizione delle ceneri, ci aiuta a comprendere che in questo mondo “niente serve per non fermarci, ma per ripartire” e aiutando ognuno di noi, a vivere un cammino di cambiamento e di trasformazione. Diceva Simon Weil: “essere niente come l’aria davanti al sole, pura trasparenza”.
Buon Cammino a tutti, lasciamoci ogni giorno toccare dalla misericordia di Dio».
Roma, 17 febbraio 2020
don Raffaele Grimaldi