C. Vairano, Panico: «La fusione con il Tre Pini? Da sempre contrario a questo genere di partnership»
Il bomber parla anche del suo futuro: «In qualunque squadra e categoria giocherò, continuerò a garantire sempre la doppia cifra»
VAIRANO. Trentasette anni e non sentirli. Alla sua età c’è chi appende le scarpette al chiodo, lui invece continua a segnare gol a grappoli. Trenta nell’ultima stagione in 23 giornate. Sono quelli che hanno consentito al Comprensorio Vairano di staccare il pass per la serie D. Stiamo parlando di Nicola Panico che di campionati ne ha vinti tanti, ma che per la prima volta, a causa dell’emergenza sanitaria, non ha assaporato a pieno il gusto della vittoria che è apparsa alquanto surreale. «Non abbiamo festeggiato sul campo, ma avevamo già esultato contro il Venafro perché sapevamo che sarebbe stata quella la partita che ci avrebbe consentito il salto di categoria» afferma il bomber napoletano.
Un’altra stagione chiusa da capocannoniere. Considerata la tua età, qual è il segreto di questo rendimento da ragazzino?
«Ho segnato trenta gol quando mancavano ancora sette partite, forse sarei riuscito ad arrivare a quota 40 se la stagione si fosse conclusa regolarmente. Per il quarto anno consecutivo mi aggiudico la classifica marcatori. Sono più che soddisfatto. Per rendere al meglio è fondamentale lavorare sull’aspetto mentale oltre che su quello fisico. L’ età è solo un numero come i gol che segno».
Che rapporto hai instaurato con il Comprensorio Vairano?
«Un bellissimo rapporto con tutti, compresi i tifosi. Quest’anno è stato bello, proprio perché non ci sono mai stati malcontenti. Abbiamo pensato solo a giocare. Il nostro è stato un gruppo affiatato. Alla decima giornata di andata, dopo il pareggio contro l’Isernia, siamo scesi a -6 dalla prima in classifica. Punti che nel campionato di Eccellenza molisana sono difficili da recuperare. Ma poi, nell’arco di un girone, siamo riusciti a recuperarne 15 sulla seconda. Una cavalcata straordinaria».
Cosa pensi della eventuale fusione con il Tre Pini Matese?
«Io sono sempre stato contrario alle fusioni perché una delle due realtà viene fagocitata dall’altra. In questo caso penso che il calcio si trasferirà a Piedimonte Matese. E Vairano purtroppo, dopo tanti sacrifici, non avrà più una squadra. Di questo sinceramente mi dispiace».
Credi che potresti dare il tuo contributo anche in serie D con la nuova società?
«Penso che chiunque riconfermerebbe un giocatore che negli ultimi cinque anni ha segnato duecento gol. Io credo nelle mie potenzialità e sono convinto che potrei dare un grosso contributo alla causa, ma non spetta a me deciderlo. Mi sento nel pieno della forma fisica e qualunque sarà la mia squadra credo che farà un grosso affare. Preferirei restare in Eccellenza perché è un campionato meno impegnativo e stressante, in quanto non prevede trasferte lontane. Ma di fronte a un eventuale serie D non mi tirerei di certo indietro. Anzi».
Ma la società ti ha chiesto di rimanere? Per qualcuno saresti troppo avanti con l’età per disputare un campionato di serie D.
«L’età come ho già detto è solo un numero. Certo in serie D non riuscirei a replicare i 40 gol dell’Eccellenza, ma la doppia cifra potrò sempre garantirla come ho fatto negli ultimi quindici anni della mia carriera in cui ho militato tra la quarta serie e il massimo torneo regionale. Poi ognuno è libero di fare le proprie scelte. Ma comunque in questo momento è prematuro parlare di futuro. La società pensa a scegliere l’allenatore. A me mancano 18 gol per festeggiare le 400 reti in carriera e questo è il mio obiettivo per il prossimo anno. Ad ogni modo grazie anche ai miei gol oggi festeggiano due paesi. Sarebbe bello organizzare i caroselli delle auto da Vairano fino a Piedimonte».
In questo periodo ci sono altri club che ti stanno già corteggiando per la prossima stagione?
«Sì, ho avuto alcuni contatti, però dopo un anno così pieno di soddisfazioni, se devo restare in Molise, attendo solo una chiamata per vincere di nuovo il campionato. Ad esempio, ammiro molto l’Aurora Alto Casertano, società super organizzata che tra l’altro seguo da anni sui social e mi ha sempre fatto un’ottima impressione».
Se ti contattasse l’Isernia, torneresti ad indossare quella maglia a cui sei stato tanto legato?
«Nel calcio mai dire mai! Ma ammetto di essere rimasto molto deluso per come sono stato trattato dopo che avevo fatto anche da presidente e da segretario per salvare il club dal fallimento. Non mi vergogno nel dire che in quel periodo ho fatto fatica persino a comprarmi un vestito, ora per fortuna posso permettermene due. Qualcuno ha dimenticato troppo in fretta i sacrifici che ho fatto. È bastato qualche risultato negativo sul campo per dimenticare tutto. Ma purtroppo il calcio è così, anzi è la vita». Giu.Cri.