Il presidente della Lnd, Cosimo Sibilia, rompe il silenzio: “presenteremo alla Figc un nuovo protocollo”
Dopo 48 ore di riflessione il presidente della Lnd, Cosimo Sibilia, esce allo scoperto rilasciando l’intervista al “Corriere Adriatico” e cerca di tranquillizzare i dirigenti della Serie D con l’elaborazione di un nuovo protocollo che prevede l’adozione dei tamponi rapidi.
Presidente Sibilia, è il momento più difficile per la sopravvivenza del calcio dilettantistico?
«Fa male ammetterlo, ma è così. Sono stati compiuti immensi sforzi per far riprendere le attività. Il nuovo stop è davvero un duro colpo».
Guardando al Dpcm che blocca i campionati regionali, e fa salva la Serie D in quanto competizione di rilevanza nazionale (seppur priva di obbligo di tamponi), auspicava un maggior dialogo con l’ente governativo per arrivare ad una decisione più consona alla materia?
«Le attuali disposizioni in vigore non solo mettono a rischio la sopravvivenza del calcio dilettantistico, ma evidenziano anche una scarsa conoscenza dello sport di base e di quello giovanile. Un confronto con chi se ne occupa quotidianamente avrebbe evitato molte storture».
Per la Serie D c’è al vaglio un protocollo diverso, più stringente?
«Stiamo elaborando una nuova proposta di protocollo sanitario da sottoporre alla Figc che preveda l’adozione almeno dei tamponi rapidi».
Nell’ottica dei parametri oggettivi per richiedere un rinvio come pensate di agire?
«I rinvii avvengono solo su disposizioni delle Asur competenti. Il Dipartimento Interregionale sta comunque predisponendo un aggiornamento delle linee guida, in modo da agevolare il lavoro di tutti in questo momento di grande incertezza».
Quali motivazioni l’hanno spinta, qualche giorno fa, al referendum con le società di D per deliberare se continuare a giocare o fermarsi?
«Stiamo tutti vivendo su un equilibrio sottile. La consultazione è stato un momento di confronto necessario che ha dimostrato ancora una volta il senso di responsabilità dei nostri dirigenti. Come Lnd dobbiamo mettere a disposizione delle società ulteriori strumenti al fine di poter proseguire l’attività».
Passiamo all’Eccellenza. Quanto ritiene importante garantire che il campionato debba finire sul campo?
«Non è importante, è fondamentale. Ma se ripartiremo lo diranno le curve dei contagi e i provvedimenti assunti dalle autorità governative e sanitarie».
Alcune regioni parlano di estensione della stagione fino a luglio, altre di cambio format. Da parte sua vuole dare un’uniformità per preservare Coppa Italia nazionale e playoff nazionali?
«Abbiamo già fatto delle valutazioni, ipotizzando diversi scenari. Tra questi, sicuramente, abbiamo analizzato la possibilità di rivedere le modalità di svolgimento di alcune competizioni a livello nazionale, come ad esempio la Coppa Italia».
Allenamenti collettivi per le società impegnate nelle competizioni a carattere regionale. Si lavora per riprenderli in sicurezza dopo il 3/12?
«Resto dell’avviso che lo sport non sia tra i principali veicoli di contagio e che il protocollo attuato era già piuttosto rigoroso. Il ritorno agli allenamenti collettivi ci consentirebbe di avvicinarci alla normalità, per quanto si rimanga sempre distanti da quella che abbiamo conosciuto prima del virus».
Quando parla di aiuti da destinare al mondo dilettantistico a cosa si riferisce?
«Mi riferisco a contributi economici ma anche a provvedimenti che aiutino le società a rimanere in piedi. La chiusura al pubblico e tutta una serie di restrizioni stanno mettendo in ginocchio migliaia di realtà non solo calcistiche. Lo sport di base deve essere tutelato dal Governo al pari delle altre attività produttive con adeguate azioni di sostegno. Da qualsiasi parte arrivino gli aiuti, saranno i benvenuti. Il movimento dei dilettanti è in grande sofferenza».
Alle società cosa si sente di dire in questa fase delicatissima?
«Che è necessario resistere, soprattutto alla tentazione di tracciare ognuno la propria rotta, seguendo le sirene che promettono facili approdi. Mai come ora è fondamentale restare uniti».